Sento parlare sempre di metodo, libri di testo, esperimenti.
La cosa di cui non si parla mai è: come applicarlo?
Eppure è una questione di fondamentale importanza e fa una differenza enorme.
Mi ricordo quando all’età di circa 10 anni mi spiegarono come si leggevano le note, il loro valore, tutte le regole.
Il tutto tramite dei libri scritti in maniera artificiosa, con un italiano noioso ed a volte antico.
Eppure soprattutto a quell’età dovrebbe essere un piacere fare musica.
Serve un metodo che permetta di giocare con le note ricreandole subito con qualche strumento.
Fortunatamente iniziai quasi subito anche a suonare il mio strumento, il Violoncello, perciò potevo applicare in poco tempo le poche nozioni che il solfeggio mi dava.
Poi stanco di seguire la noia che i libri mi davano, feci mio il metodo di studiare musica, divertendomi con i vari ritmi e colori musicali.
Da lì ho cambiato completamente visuale ed ho incominciato a studiare divertendomi.
E’ ciò che faccio oggi con i miei alunni: teoria e pratica spiegate insieme in modo da far associare immediatamente tutte le informazioni che il nostro cervello ci richiede per capire ogni aspetto musicale.
Vi porto subito un esempio.
In musica capita spessissimo di incontrare valori delle note espressi con le frazioni.
Ma se ad un bambino di 6 anni dico che una semiminima equivale a ¼ per lui è come se ho parlato una lingua marziana.
Diverso è se la semiminima la inserisco in un contesto familiare, ad esempio il Papà che ne prenderà il nome,; come valore gli dico che il Papà mangia una fetta di una grande torta divisa in 4 parti.
Questo è un esempio di come con il giusto metodo si può semplificare il discorso unendo teoria e pratica.
La stessa semplificazione l’ho sviluppata per i livelli di corso superiori.
Vi porto subito un esempio pratico: cos’è il ritmo?
Nei libri che purtroppo non vengono aggiornati e spesso aventi un linguaggio antico si legge
“Il ritmo è una successione di eventi sonori con inerenti durate ed eventuali pause, intervallati nel dominio del tempo da pochi decimi di secondo a qualche secondo, che seguono, di solito ma non obbligatoriamente, uno o più modelli ciclici.”
EEHHHH?? COOOOSAAAA!?!?
Come complicare una definizione che potrebbe essere semplicissima
La mia versione intende spiegare il ritmo dal lato pratico: siete mai stati in un pubblico durante un concerto, o allo stadio, o in altre occasioni ?? Immagino di si.
Quando il pubblico applaude si sente uno scroscio di battiti irregolari che insieme crea l’applauso; ma a volte capita che il pubblico batta le mani allo stesso “ritmo” e si sente un unico fortissimo suono: ECCO Il RITMO!!!”
Puoi ricrearlo tu stesso ora:
- Fermati un secondo
- Batti le mani
- Un secondo di silenzio
- Ribatti le mani
- Un secondo di silenzio
Ecc..
Hai appena creato una sequenza ritmica in cui suoni si sono intervallati a pause.
Ora puoi capire che differenza notevole c’è tra lo studiare musica con metodi antichi e di lenta comprensione ed IMPARARE LA MUSICA DIVERTENDOSI!!!
3 commenti su “Il Metodo fa Schifo (se non sai come applicarlo)”
Buongiorno,
io vorrei imparare a “fare musica”. Al momento non possiedo ancora nessuno strumento e poichè mi piacerebbe il pianoforte, chiedo se comprando una pianola potrei riuscire, con una spesa molto minore rispetto al pianoforte, riproporre bravi di Debussy come Arabesque o Chiaro di Luna. E se il suo metodo mi possa aiutare ad iniziare questo percorso.
Grazie mille.
Lucia
Sono d’accordo nel semplificare il più possibile. Dalla semplicità si comprendono meglio le note e divertendosi.
Esatto, infatti è esemplare il detto ” Se non riesci a spiegare in modo semplice una cosa difficile allora non l’hai capita a fondo”.